Storia
Storia
Formata nel 1939 dall’unione dell’industriosa Intra, di Pallanza - una delle più belle e famose località turistiche del lago Maggiore - e di altre frazioni, Verbania è oggi capoluogo della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, istituita nel 1992.
Già anima industriale della città e dell’intero Verbano, Intra conserva un bel centro storico dotato di pregevoli edifici. L’anello tra le pedonali piazza Ranzoni, via San Fabiano, via San Vittore e il veicolato corso Garibaldi costituisce il cuore dello shopping e del passeggio intrese, con caffè, ristoranti, negozi a profusione. L’altura ove ora sorge la basilica di San Vittore fu probabilmente abitata in epoca romana, come depongono vari ritrovamenti del secolo scorso che consentono di pensare ad un insediamento dell’età imperiale. La prima menzione medievale, del 1031, rammenta la chiesa di San Vittore “in loco et fundo Intri”, capo di pieve: l’abitato si estendeva sul poggio intorno alla basilica. Nel secolo XII il borgo sottostava ai conti di Castello, feudatari imperiali con larga giurisdizione in Ossola, Valle Intrasca e Vergante. Tra il 1218 e il 1223, durante le ostilità tra Novara e Vercelli, a quest’ultima città, poi sconfitta, si allearono i conti di Castello che con la pace del 1259 persero Intra; in quell’anno è attestata la presenza di un podestà probabilmente di nomina novarese. Nel 1270 i Novaresi fondarono il borgo fortificato di Sant’ Ambrogio, forse riutilizzando l’antico castello già descritto come “castrum ruptum” nel 1129. Fu così favorito l’afflusso di residenti delle valli, costituendo uno dei borghi franchi che servirono per consolidare il dominio sui territori conquistati. Ai nuovi borghigiani fu concessa la condivisione delle terre comunali di Intra sollevando l’opposizione dei “vicini”, i quali dopo lunghe controversie ottennero nel 1447 che gli intrusi ne venissero esclusi. Dopo che nel 1342 i Visconti si erano insignoriti di Intra, statuti della comunità di Intra, Pallanza e Vallintrasca furono approvati nel 1393 da Gian Galeazzo; oltre alle due località principali rientravano nella giurisdizione le quattro degagne di San Martino (Vignone), San Maurizio (Ghiffa e Oggebbio), San Pietro (Trobaso) e Suna. Gli statuti viscontei consentono di apprezzare lo sviluppo delle attività artigianali e commerciali del borgo. Tra il 1411 e il 1447 parte delle degagne vennero vendute ai Morigia e quando nel 1466 gli Sforza infeudarono Intra ai Borromeo ne derivarono contese che si protrassero per secoli, sino al 1773 quando i Borromeo acquistarono anche i diritti dei Morigia.
Dopo l’apertura della strada del Sempione (1806), si sviluppò grandemente l’attività, già preesistente, delle sbianche; a parte le liscive di segreta composizione, si ritennero particolarmente idonee le acque del torrente San Giovanni. Assai antiche erano anche le attività manifatturiere legate all’energia idrica. Nel 1808 gli svizzeri fratelli Muller aprirono un cotonificio, fra i primi in Italia in cui sia stata introdotta la filatura meccanica. Seguirono diverse altre iniziative industriali che fecero di Intra il polo dello sviluppo economico del Verbano. Cooperarono altri imprenditori elvetici e alcuni locali; Pietro Cobianchi diede vita a un cotonificio; il figlio Lorenzo fondò anche una cartiera e si rese benemerito della città con un cospicuo lascito mediante il quale ebbe origine la scuola professionale ed istituto tecnico industriale che porta il suo nome. Del 1874 è la Banca Popolare di Intra, fondata dagli imprenditori locali.
Rispetto alla affaccendata Intra, Pallanza e Suna privilegiano l’aspetto turistico, incentrando il loro fascino sull’articolato lungolago. Di grande interesse la chiesa della Madonna di Campagna, nel retroterra, al confine tra le due antiche comunità. L’area di Pallanza fu frequentata sin dal neolitico, come testimoniano vari ritrovamenti. Numerosi sono i segni della presenza romana anche se non sono emerse tracce dell’abitato, probabilmente sottostante al borgo medievale. A Suna sono state rinvenute anfore e monete in necropoli databili dalla fine dell’età repubblicana alla tarda età imperiale, mentre di Pallanza sono note una epigrafe tombale del I sec. d.C. e numerose are votive dedicate fra l’altro alle Matrone, ai Nati e a Diana. La prima menzione di Pallanza è in un documento dell’anno 885. Pallanza era allora probabilmente una corte regia; il castello di Sant’ Angelo, posto sull’isolino detto di San Giovanni, è citato in un diploma imperiale dell’anno 999. Il castello appartenne poi alla potente famiglia dei Da Castello, fedele a Federico Barbarossa che le confermava nel 1152 possessi e prerogative sul lago Maggiore, tra cui Pallanza e il suo mercato. Coeva alla chiesa dell’Angelo è la cappella di San Remigio, sulle pendici della Castagnola. Le due cappelle, di pertinenza signorile, non dipendevano dalla giurisdizione plebana; ciò sino al 1339 quando il vescovo di Novara Giovanni Visconti le aggregò, unitamente alla parrocchiale di San Leonardo, alla pieve di Intra.
Quando Intra venne infeudata ai Borromeo, Pallanza, forte delle ricchezze accumulate dai suoi mercanti, riscattò a peso d’oro la propria giurisdizione, restando soggetta solo al maggior magistrato milanese. Due ordini religiosi si insediarono nel territorio di Pallanza: i Francescani a San Bernardino e, un secolo dopo, i Cappuccini. Separata dalla Lombardia nel 1744, Pallanza fu a capo di Provincia per l’Alto Novarese. Nel 1762 fu confermato il mercato del sabato, importante per lo smercio dei grani in tutta l’area verbanese, in alternanza quindicinale con Intra, mentre gli Austriaci cercavano di dirottare su Laveno gli scambi commerciali.
Durante la Repubblica Cisalpina l’Alto Novarese venne incluso nel dipartimento dell’Agogna: Pallanza appartenne al xv distretto facente capo ad Intra. Al ritorno dei Savoia, Pallanza recuperò il suo ruolo fino al 1861, quando furono istituiti i circondari di Pallanza e dell’Ossola nell’ambito della provincia di Novara.
Nel 1840 venne costruita la strada costiera che collega Pallanza con Intra, destinata poi ad essere prolungata fino a Cannobio. Sviluppatasi nella seconda metà del secolo, i flussi turistici sul lago Maggiore, a Pallanza, apprezzata per la dolcezza del clima e la bellezza della posizione, fu costruito nel 1870 il lussuoso Grand Hotel (oggi Majestic) a cui seguirono l’Hotel Eden e poi Métropole (oggi Europalace) , San Gottardo e Bellevue che ne fecero una delle principali località turistiche del lago Maggiore, visitata da illustri viaggiatori.
(tratto da: Verbania Lago Maggiore, di Claudio Fogli - Alberti Libraio Editore)