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La Pieve

La Pieve

Lo sviluppo del cristianesimo nei villaggi rurali favorì nel periodo longobardo e franco la costruzione di cappelle che non avendo un prete residente vedevano officiate le cerimonie prima saltuariamente poi solo nei giorni festivi. La chiesa principale, sede di tutti i riti più importanti nella campagna era detta pievana, una struttura che disponeva di una limitata, ma ben precisa giurisdizione ecclesiastica. Inizialmente la pieve designava un sistema organizzato di natura religioso-territoriale, successivamente evoluto nel complesso di circoscrizioni ecclesiastiche dipendenti dalle diocesi. Solo nell'età carolingia la pieve conobbe un reale sviluppo grazie all'attività legislativa di Lotario I che promulgò una serie di leggi generali in materia. Le pievi ebbero funzione aggregativa delle popolazioni dei borghi ed erano ritenute centro della vita religiosa e spirituale anche per le località circostanti.

Le pievane, differenziate dalle chiese private come sedi di fonti battesimali, erano organizzate con presbiterio e disponevano di una scuola per la formazione dei futuri sacerdoti. L'arciprete presiedeva il tutto, riscuoteva le decime e amministrava i beni della pieve accumulati nel tempo. Tutti i fedeli raggiungevano la chiesa pievana per le litanie e le feste. Tre secoli dopo, con il Concilio di Trento, la nuova organizzazione ecclesiastica venne istituzionalizzata e vennero altresì abolite le scuole ecclesiastiche pievane per istituire i seminari diocesani. Ogni paese divenne parrocchia disponendo di un suo battistero.

Pieve Emanuele