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Storia

Il territorio di Noceto nella preistoria

I primi insediamenti umani in territorio nocetano risalgono ad epoca antichissima, quando, ritiratesi le acque del mare, queste terre furono abitate dai primi gruppi preistorici. Il ritrovamento di alcuni oggetti in pietra testimonia la presenza umana già nell’età paleolitica, anche se la principale civiltà che ha abitato queste zone, formando veri e propri villaggi organizzati, è quella delle terramare. L’espressione terramare deriva da “terra marna”, cioè grassa, fertile. In realtà, questi cumuli di terra, usati dai contadini per concimare i terreni, erano i resti di villaggi risalenti all’età del Bronzo. Già nel periodo preistorico, la valle del fiume Taro rappresentò per le popolazioni una sorta di importante corridoio di collegamento fra l’Emilia ed il Tirreno, e fu proprio attraverso questo naturale passaggio che i Liguri, nell’età del Ferro, penetrarono nelle nostre zone, stanziandosi soprattutto nelle selvagge foreste dell’Appennino.

Dall’età romana al medioevo

La conquista romana di queste zone risale presumibilmente al 183 a.C., anno in cui fu fondata Parma. Nel territorio di Noceto sono stati individuati alcuni insediamenti che risalgono alla prima età imperiale, in località “Gemini” e “Paradiso”, sulla costa chiamata Benna. Altri insediamenti, probabilmente di tipo infrastrutturale a supporto della rete viaria, si trovavano nelle vicinanze di Pontetaro. La prima testimonianza che riporta l’esistenza di una comunità a Noceto risale all’anno 835, quando la regina Cunegonda, vedova di re Bernardo d’Italia, donò i beni di Noceto alle suore Benedettine del Monastero di Sant’Alessandro di Parma. Da allora si susseguirono varie donazioni finché, nel 1077, Noceto passò alla famiglia d’Este. Ad essi toccò l’arduo compito di difendere il territorio dalle mire espansionistiche dei Pallavicino che, dopo alcuni anni, riuscirono comunque ad avere la meglio. La storia di Noceto è strettamente legata alle vicende che interessarono il castello, ed in particolare i fertili terreni circostanti, ambiti, nel corso dei secoli, dai signori del tempo, che li resero teatro di aspre lotte, in un susseguirsi di diversi feudatari al potere. Intorno al decimo secolo si assiste al fenomeno dell’“incastellamento”: la situazione di grande instabilità politica e di insicurezza, generata dall’assenza di forti poteri centrali, costrinse le popolazioni a cercare rifugio presso rocche e castelli di grandi signori feudatari. Come accadeva nel resto d’Europa, dunque, anche a Noceto comparve una struttura fortificata. Dopo il periodo dei Vescovi-Conti, Noceto passò prima alla casata d’Este e subito dopo ai Pallavicino. Nel 1266 la fortezza fu attaccata dai Guelfi di Parma, che le arrecarono gravissimi danni.

Noceto ed il suo territorio nel Ducato dei Farnese e dei Borbone

Fu nel 1545 che Papa Paolo III Farnese donò al figlio Pier Luigi le terre del parmense, creando il ducato di Parma e Piacenza. Dopo pochi anni, tuttavia, Ferrante Gonzaga si impadronì delle terre della zona, ed il periodo che ne seguì fu davvero uno dei peggiori: le continue lotte che portavano a saccheggi, distruzioni, stragi, segnarono il nascere di una terribile carestia. Intervenne nuovamente il Pontefice che, grazie ad un accordo con il re di Francia, pose fine alle ostilità nel territorio parmense. Nel 1574, il duca di Parma nominò Luigi Sanvitale conte di Fontanellato e Noceto. In seguito alla scoperta di una congiura contro Ranuccio Farnese, nel 1612 Barbara Sanseverino con il marito Orazio Simonetta, il figlio Girolamo Sanvitale, Pio Torelli e Giambattista Mari furono condannati a morte ed i loro beni confiscati. Così, parte del feudo fu acquisito dalla Camera Ducale e ceduto ai marchesi Dalla Rosa, mentre l’altra parte rimase ai Sanvitale, che conservarono ancora per lunghi anni la proprietà di una vasta estensione di terre nella zona. Nel 1733 Giacomo Antonio Sanvitale tornò in possesso delle terre dei suoi avi, permutando il feudo di Belforte con le terre di Noceto ancora di proprietà dei Dalla Rosa. Il quadro dell’epoca offriva l’immagine di un contado nel quale iniziavano ad apparire notevoli opere per lo sviluppo dell’attività agricola, quali ad esempio la costruzione di una rete di canali, e di un paese in cui il castello perdeva lentamente la funzione strategica militare di un tempo per affacciarsi sul panorama più quieto dell’età moderna.

L’età moderna

Estinta la famiglia Farnese, il Ducato passò ai Borbone, e questo periodo, in particolare con il governo del ministro Du Tillot, segnò un momento di grande prosperità. Molti antichi soprusi vennero aboliti, furono fondati istituti di pubblica istruzione e furono promosse opere per il miglioramento della viabilità sul territorio. Furono disboscate vaste aree destinate all’agricoltura, e si diffuse la coltivazione del gelso bianco per lo sviluppo dell’industria sericola. Risale a questo periodo l’usanza, per le famiglie nobili, di costruire ville o casini di caccia nelle campagne. La sfarzosa nobiltà del tempo amava riunirsi per far sfoggio delle proprie ricchezze, mentre per il popolo la situazione rimaneva piuttosto precaria. Sul territorio vivevano pochissimi nuclei familiari, assai numerosi al loro interno, in catapecchie fatiscenti e costretti a trarre di che sopravvivere da un’alimentazione scarsamente sufficiente. Nel frattempo, l’anno 1795 segnò la nascita del Comune di Noceto come entità giuridica.

La nascita del Comune di Noceto

Il Comune, come lo conosciamo noi, fu istituito da Napoleone con decreto del 2 termidoro dell'anno XIII, ossia del 21 luglio 1805. Iniziò, però, obbligatoriamente a funzionare solamente un anno dopo, nel 1806. Con il passaggio del ducato di Parma e Piacenza sotto il dominio di Napoleone arrivarono le leggi francesi. Ebbero termine così le amministrazioni dei governatori ducali e gli ultimi residui di feudalesimo. Nei primi anni dell'800 si susseguirono diversi decreti imperiali. Furono introdotti l'obbligo della carta bollata per gli atti pubblici di stato civile (nati - morti e matrimoni), il sistema decimale dei pesi e delle misure, la coscrizione obbligatoria dei giovani per il servizio militare, i tribunali e ridisegnato l'assetto amministrativo sulla base di quello creato nella Francia rivoluzionaria, Furono così creati i comuni (mairie - municipalità), intesi come unità base del sistema amministrativo. Nell'ex ducato di Parma e Piacenza fu nominato un amministratore-prefetto. La carica fu ricoperta prima da Moreau de Saint Mery e poi, dal gennaio 1806, da Ugo Eugenio Nardon. Il ducato fu diviso in tre circondari: Piacenza, Borgo San Donnino (Fidenza) e Parma. Per amministrare i tre circondari il prefetto si avvaleva di altrettanti sottoprefetti. Noceto era nel terzo circondario, quello di Borgo San Donnino che aveva come sottoprefetto il francese Francois Locard. Ogni circondario era diviso in cantoni, ognuno dei quali aveva un proprio giudice di pace, a capo dell'amministrazione giudiziaria. I cantoni, secondo la legge francese erano costituiti ogni 10.000 abitanti, e normalmente comprendevano tre o quattro comuni; Noceto era Comune sede di Cantone dal quale dipendevano inoltre le Municipalità di Medesano e Varano Melegari. 8 Nel marzo del 1806 l'amministratore-prefetto barone Nardon nominò il primo maire (l'attuale sindaco) del Comune di Noceto nella persona del dott. Giuseppe Santelli, di famiglia possidente residente a Noceto. L'insediamento del Maire (Sindaco), come risulta da documenti dell'epoca, avveniva con una festosa cerimonia pubblica, alla presenza di autorità militari e civili e con la presenza (obbligata) del popolo. A coadiuvare il Maire vi erano gli Adjoint (Aggiunti), gli attuali Assessori. Dalla documentazione custodita nell'Archivio Storico Comunale risulta che la Municipalità di Noceto, al suo nascere nel marzo 1806, era formata da quattro centri minori oltre che dal capoluogo. Ognuno di questi centri aveva un suo rappresentante come Aggiunto: Noceto aveva 2327 abitanti e Monsieur Galli come aggiunto, Castelguelfo con 220 abitanti e Monsieur Corsini come aggiunto, Borghetto con 511 abitanti e Monsieur Spagna come aggiunto, Cella _ Costamezzana con 500 abitanti e Costamezzana con 625 abitanti, le quali avevano come aggiunto Monsieur Pisseri. In una lettera inviata dal sottoprefetto Locard possiamo comprendere quali erano i compiti dei primi amministratori della Municipalità di Noceto. Egli chiarì che i compiti del maire erano uguali a quelli di un saggio capofamiglia: “amare i suoi concittadini, vegliare sul mantenimento del buon ordine, promuovere l'esecuzione con esattezza e precisione degli ordini del governo. Ecco quanto riguarda la vostra obbligazione come maire, mentre gli aggiunti hanno press'a poco i medesimi obblighi del maire con la differenza che questi collaborano con voi e ne ricevono le opportune disposizioni".

Dalla restaurazione all’età contemporanea

Nel 1816, con l’avvento di Maria Luigia d’Austria, Parma tornò a far parte di un Ducato e le funzioni amministrative e giudiziarie passarono nelle mani di un pretore. Con la costituzione degli Stati parmensi ed il ritorno dei Borbone venne ripristinato il Consiglio degli Anziani che, il 14 agosto 1859, a seguito di un plebiscito, deliberò l’annessione al Regno del Piemonte. Con l’unità d’Italia fu ripristinato il Consiglio Comunale e la nomina del Sindaco. Agli inizi del 1900, l’abitato di Noceto era composto da una popolazione dedita soprattutto all’agricoltura ed all’artigianato: nonostante questo, la tenacia e la laboriosità di alcuni abitanti permise di raggiungere un buon sviluppo economico, favorendo la nascita di attività commerciali e di piccole industrie. Il tenore di vita era modesto: per la maggior parte della popolazione il lavoro restava particolarmente faticoso ed il guadagno scarso, anche se non venivano mai a mancare le risorse per poter sopravvivere in modo dignitoso.

Il ventesimo secolo

“Le vicende dello Stato post-unitario vedono questo paese partecipare direttamente ai grandi fenomeni sociali di promozione e progresso del proletariato delle campagne. Ciò accade soprattutto con il famoso sciopero del 1908, che nelle campagne di Noceto ebbe, appunto, origine a seguito delle accese arringhe di Alceste de Ambris”. Forte dovette essere l’adesione popolare alle società di mutuo soccorso, quali cooperative di artigiani o cooperative di consumo, che qui sorsero con vigore come in ogni parte d’Italia. Notevole dovette essere il contributo di giovani inviati al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Nel frattempo si era meglio organizzata la realtà civica e amministrativa del Comune. A seguito dell’estendersi del suffragio, anche i ceti popolari con la legge del 1913, potevano accedere al voto. L’anno seguente si giungeva alla formazione del Primo Consiglio Comunale democraticamente eletto, che vedeva la prevalenza di consiglieri socialisti. L’avvento del Fascismo, la successiva alleanza col Nazismo e l’entrata in guerra, segnano anche il nostro territorio. All’alba del 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Locale nomina il Sig. Carlo MILLI Sindaco e, da quel momento, il corso democratico e repubblicano sarà intrapreso. Nelle campagne si assiste ad un radicale cambiamento tecnologico nel periodo fra il 1945 ed il 1958, in seguito alla meccanizzazione dell’agricoltura: vennero rinnovate le stalle ed il tipo di coltivazione che diventò sempre più razionale e scientifica; l’allevamento del bestiame da lavoro lasciò il posto a quello per la produzione di latte e di carne.

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